Recovery Fund…per adesso solo il nome e niente più…
Recovery Fund…per adesso solo il nome e niente più…
La montagna ha partorito il classico topolino. Nel Consiglio straordinario tenutosi in videoconferenza ieri i 27 stati membri dell’unione per bocca dei suoi massimi rappresentanti ha deciso di affiancare la quarta gamba al tavolo della solidarietà e in vista della ricostruzione economia industriale di cui l’Europa avrà bisogno passata l’emergenza sanitaria.
La quarta gamba va ad affiancare le prime tre costituite dalla BEI, dal MES e dallo Sure.
Il vero problema è che i Recovery Fund per adesso ha di certo soltanto il nome. Riguardo alla dotazione e alle modalità di impegno che ne renderanno operativa l’attuazione tutto è rimandato al prossimo Consiglio del 6 maggio prossimo.
In realtà da indiscrezioni filtrate e nonostante i toni trionfalistici, tutti da dimostrare all’atto pratico del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un messaggio streaming agli italiani, lo scontro verte principalmente sulle modalità di attuazione di questo strumento.
La Francia, capofila nella individuazione della formula Recovery Fund, la Spagna e l’Italia sostengono la necessità di poter accedere a questi titoli, di cui non se ne conosce ancora l’istituzione comunitaria che si farà carico sia dell’emissione che della garanzia, che sostengono la necessità di avere una quota a fondo perduto e un’altra a tassi estremamente vantaggiosi e da restituire inj un periodo di tempo piuttosto lungo.
Il fronte opposto vede la Germania, l’Austria e l’Olanda contrari a erogazioni a fondo perduto. E fautori della solita linea rigorista ed intransigente che da molti anni anima il dibattito interno alla Comunità e ne sta minando le fondamenta nel sentiment dell’opinione pubblica europea e che contribuisce non poco a creare divisioni profonde e laceranti tra le varie culture che la compongono.