I vantaggi dei finanziamenti a fondo perduto
Idee e proposte per trasformare i finanziamenti da onerosi a fondo perduto. Un vantaggio per lo Stato e per le aziende.
Grandi manovre finanziarie accompagnano l’articolazione delle normative Covid19, ma una cosa è sostanzialmente chiara: l’apparato pubblico non è in grado di sopportare il carico proveniente dalle richieste provenienti da tutti i settori e gli interventi offerti sono miseri, insufficienti, inefficaci.
Non saranno 25.000,00€ di finanziamento da rimborsare, incassati dopo peripezie varie con le banche che anziché semplificarne le procedure ne pongono di ulteriori, a salvare nessuna impresa da fine probabile quando non sicura.
Tre o quattro mesi di mancato volume d’affari, seguiti da altri periodi di ridotta attività, sia per il tempo necessario a riconquistare e coinvolgere i clienti, sia per la scarsa liquidità circolante, sia per i problemi dei clienti stessi poco propensi a investire, sia soprattutto per la difficoltà a concedere credito di fornitura, sono fattori che determineranno la contrazione generalizzata dei consumi, degli investimenti e dei redditi.
Grandi polemiche hanno incontrato le proposte del Governo, tradotte in decreti da convertire in legge, sugli aiuti finanziari alle imprese. Al di là delle promesse non mantenute sui 600,00€ (da considerare aiuto alla persona e non all’azienda) e sui finanziamenti delle Regioni (affossate da un più che discutibile click day, usanza discriminatoria di cui un giorno sarà opportuno parlarne), non resta che il finanziamento da rimborsare in 72 mesi, di 25.000,00€ garantito dallo Stato.
In tal modo lo Stato, anziché destinare enormi risorse al salvataggio, ha praticamente utilizzato i fondi custoditi nelle casseforti delle Banche, assumendosi il solo rischio delle insolvenze, rischio statisticamente calcolabile e ovviamente molto inferiore.
Imprese che ovviamente, alle prese con il solo finanziamento, non possono essere sufficientemente tutelate e incentivate né al prosieguo né al virtuosismo.
Eppure si potrebbe fare qualcosa per invertire la rotta ed evitare polemiche: rimboccarsi le maniche e incentivare la ripresa.
Se lo Stato non ha la disponibilità immediata per l’erogazione di finanziamenti a fondo perduto, dovrebbe consentire alle imprese virtuose di trasformare i finanziamenti ottenuti grazie alle garanzie statali, col tempo, in finanziamenti a fondo perduto.
In fondo quale è lo scopo pubblico: far sopravvivere e crescere le aziende, mantenere i livelli occupazionali, tenere in considerazione il merito imprenditoriale, con ciò incentivando investimenti, crescita, benessere.
Sarebbe utile allo scopo incentivare le aziende italiane alla rinascita proponendo ricette che avrebbero per il settore pubblico un costo solo a lunga scadenza, e solo a risultati ottenuti.
Noi crediamo che l’Italia abbia interesse a sostenere aziende solide, che forniscono lavoro, che pagano IVA, imposte e contributi regolarmente.
Sarebbe possibile riuscire a farcela proponendo anziché improbabili prebende, veri aiuti:
- incrementare la garanzia al 50% del fatturato dell’esercizio precedente (fissando bene cosa si intende per esercizio precedente e imponendo, anziché consigliare, al sistema bancario di finanziare e di snellire tutte le procedure);
- prevedere la possibilità di trasformare, nel corso degli anni, il finanziamento ottenuto (o parte di esso) in finanziamento a fondo perduto, semplicemente valutando nel tempo pochi semplici parametri: il mantenimento della media occupazionale, la regolarità fiscale e contributiva, il rispetto delle norme sanitarie.
In tal modo le aziende che avranno effettivamente utilizzato i fondi per il rilancio delle attività, potranno essere premiate e incentivate a proseguire nella loro attività.
Allo stato attuale, viceversa, saranno più gli istinti (naturali o dolosi) di arrendersi alla prima avversità, piuttosto che a proseguire in opere di risanamento e rilancio.